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Tumore della mammella

Il tumore della mammella (chiamato anche carcinoma mammario o tumore al seno) è una formazione di tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo all’interno della ghiandola mammaria. È la forma di tumore più diffuso tra la popolazione femminile ̶ circa un tumore maligno ogni tre (29%) è un carcinoma mammario ̶ ma può colpire anche gli uomini, pur se con un’incidenza molto bassa. Secondo l’Associazione italiana registro tumori (Airtum), nel 2019 in Italia sono stati diagnosticati circa 53.000 nuovi casi e si stima che la sopravvivenza dopo 10 anni dalla diagnosi sia pari all’80%. Si tratta di una patologia che si presenta in diversi stadi, a seconda di quanto sia esteso nei tessuti circostanti. Se il tumore è localmente delimitato è in una forma non invasiva e viene definito dai medici come tumore al seno in fase iniziale, una forma curabile che può portare a una guarigione completa. Se invece le cellule cancerose sono già penetrate nei tessuti circostanti, il carcinoma mammario è detto invasivo. Se è più avanzato e ha coinvolto i linfonodi, il carcinoma può essere curato con un trattamento adeguato; e, pur quando sono presenti metastasi, esistono diversi trattamenti efficaci, anche se la malattia in questa forma tende nel tempo a ricomparire.

Cause e sintomi

Le cause del tumore al seno non sono ancora del tutto chiare, ma sono stati invece individuati diversi fattori di rischio associati alla patologia. Tra questi, i principali sono l’età (l’80% di tutte le pazienti affette da tumore al seno supera i 50 anni di età), mestruazione precoce (menarca prima dei 13 anni), menopausa tardiva (dopo i 50 anni), la prima gravidanza dopo i trent’anni, il mancato allattamento al seno, la familiarità (circa il 10% dei pazienti ha un precedente in famiglia), trattamento con terapia ormonale sostitutiva assunta durante la menopausa e diabete mellito (sia di tipo 1 che di tipo 2). A determinare la malattia è anche una predisposizione genetica ormai riconosciuta determinata dalla mutazione dei geni BRCA1 e BRCA2 Ulteriori fattori di rischio (sui quali però siamo in grado di intervenire cambiando stile di vita) sono rappresentati da sovrappeso e obesità, sedentarietà, fumo, abuso di alcol, dieta povera di frutta e verdura. Vista l’importanza di una diagnosi il più possibile precoce così da poter garantire una sicura guarigione e dei trattamenti terapeutici meno invasivi, è importante che ogni donna esamini autonomamente e regolarmente il proprio seno facendo attenzione a cambiamenti e anomalie, spesso generalmente prive di qualsiasi sintomo doloroso, come l’aumento di consistenza dovuto alla presenza di noduli o l’ingrossamento dei linfonodi sotto l’ascella. L’autoesame non costituisce però un esame medico approfondito come una mammografia che va effettuata ogni due anni a partire dai 50 anni.

Le terapie

Le principali opzioni terapeutiche per la cura del tumore alla mammella oggi disponibili sono la chirurgia, la radioterapia e la terapia farmacologica. Il tipo di trattamento è legato allo stadio in cui la malattia viene diagnosticata. Generalmente, negli stadi iniziali della malattia la chirurgia rappresenta il trattamento d’elezione; dove possibile si ricorre alla chirurgia conservativa, che permette di asportare la parte in cui si trova la lesione preservando il più possibile il tessuto sano. L’associazione della radioterapia alla chirurgia permette di proteggere dal rischio di recidiva locale e da quello di comparsa di una ulteriore neoplasia mammaria. Nell’ambito della terapia farmacologica si possono invece distinguere quattro scelte: chemioterapia, ormonoterapia, trattamento con anticorpi monoclonali e terapia a bersaglio molecolare. La scelta della terapia dipende fondamentalmente dallo stadio della malattia. Negli stadi iniziali, le terapie farmacologiche si possono combinare fra di loro prima (terapia neoadiuvante) o dopo (terapia adiuvante) l’operazione chirurgica per ottenere la risposta migliore. Anche nella fase avanzata della malattia sono disponibili diverse opzioni terapeutiche che negli ultimi anni hanno migliorato in modo marcato la sopravvivenza delle pazienti. In questo scenario molto variegato, i farmaci biologici, seppur riservati a particolari tipi di tumore in pazienti con precise caratteristiche, sono già una realtà consolidata.