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Amgen verso il 2030|NW

Amgen verso il 2030

 

Nel corso dei suoi 40 anni di vita, Amgen è diventata un leader riconosciuto delle biotecnologie a livello mondiale; ora vuole guidare il futuro delle biotecnologie farmaceutiche per i prossimi dieci anni e oltre. Motore di questa crescita sarà da un lato il focus continuo sullo sviluppo di terapie altamente innovative, dall’altro l’espansione del portfolio di biosimilari, che contribuiranno alla sostenibilità dei sistemi sanitari.

Sono queste le prime indicazioni emerse dall’Amgen Business Review, nel corso del quale i vertici dell’azienda hanno illustrato alla comunità finanziaria le strategie da qui al 2030. Come ha sottolineato il CEO Bob Bradway, “Lo sviluppo di terapie innovative per colmare importanti bisogni sanitari ancora non soddisfatti rimane la stella polare della nostra strategia, in questo esaltante periodo di trasformazione del settore”. In particolare, Amgen vuole accelerare i tempi necessari a rendere disponibili terapie first e best in class capaci di rispondere nel modo migliore e più efficace ai bisogni ancora non soddisfatti di un grande numero di pazienti di tutto il mondo. Una strategia che si basa oggi più che mai sull’innovazione, che è potenzialmente in grado di confermare i successi ottenuti nell’ultima decade, dal momento che dispone di una dozzina almeno di molecole in fase avanzata di sviluppo clinico.

E proprio a tutto il mondo guarderà Amgen, che da qui al 2030 punta a incrementare fino al 35% il contributo dei mercati extra-usa al fatturato globale, rafforzando la presenza diretta in particolare nei più importanti mercati asiatici, come Cina e Giappone, dove ci stiamo ben posizionando in termini di portfolio e partnership per sostenere la crescita futura.

L’impegno nell’innovazione si svilupperà soprattutto nelle malattie croniche e in onco-ematologia, aree in cui siamo in grado di fare la differenza, e farà forte affidamento sulle risorse, interne ed esterne, che Amgen non ha mai smesso di potenziare negli ultimi anni. Si tratta da un lato delle esclusive competenze maturate nell’ambito dei dati genetici, dei farmaci multi-specifici e della generative biology, dall’altro del rafforzamento ottenuto attraverso accordi e acquisizioni strategiche, che ci hanno portato a investire circa 30 miliardi di dollari solo negli ultimi dieci anni.

Questi sviluppi saranno resi possibili dal mantenimento di un efficace modello di gestione e di allocazione dei capitali che consentirà ad Amgen, in uno scenario di forte tensione sui prezzi, di confermare margini tra i più elevati dell’intero settore e di remunerare adeguatamente gli investitori.

Un fattore realmente cruciale per raggiungere questi obiettivi sarà la velocità. L’effetto combinato di concorrenzialità crescente, accelerazione tecnologica e pressioni sui diritti di proprietà intellettuale rende infatti indispensabile ridurre il più possibile i tempi di sviluppo, approvazione e accesso di un farmaco.

All’impegno nello sviluppo dei farmaci innovativi Amgen continuerà infine ad affiancare quello per i biosimilari, grazie ai sei farmaci attualmente nella pipeline, che andranno a confermare una leadership che è insieme quantitativa e qualitativa, garantendo inoltre un contributo sostanziale alla sostenibilità dei sistemi sanitari.

Sono obiettivi ambiziosi, ma Amgen ha tutte le carte in regola per raggiungerli. E ha la storia dalla sua parte. Come ha ricordato Bob Bradway, erano infatti migliaia le aziende nate con la rivoluzione biotech dei primi anni ’80: oggi di indipendenti ne sono rimaste solo due. Tra queste Amgen, che continuerà a solcare le frontiere più avanzate della medicina biotech ben oltre il 2030.

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