Selezionando l'opzione Sì, esci da Amgen.it comprendi che stai lasciando la pagina aziendale di Amgen italy e che verrai reindirizzato su un altro sito Internet appartenente a terzi, per i cui contenuti o opinioni Amgen Italy non è responsabile e non rilascia alcuna garanzia in merito a tale contenuto o alla sua accuratezza. Selezionando questa opzione e accedendo ai siti di terzi collegati, comprendi che lo fai a tuo rischio e pericolo.
Il sito web a cui verrai reindirizzato potrebbe essere progettato esclusivamente per i residenti di un particolare paese o paesi, come pubblicizzato su quel sito web. Di conseguenza, il sito web al quale verrai indirizzato potrebbe contenere informazioni su prodotti farmaceutici o indicazioni non approvate in Italy. Se risiedi in un Paese diverso da quello a cui è indirizzato tale sito web, contatta la tua affiliata Amgen locale per le informazioni corrette sui prodotti nel tuo Paese di residenza.
Nei 27 Paesi membri dell’UE (UE-27), il tumore al polmone è il terzo più comune con 318.298 nuovi casi diagnosticati nel 20201 e rappresenta la principale causa di decesso per neoplasia (257.324 decessi nel 2020), con un tasso di sopravvivenza a 5 anni pari al 18%, il più basso degli altri tumori più comuni, come prostata (99%), mammella (89%) e colon-retto (65%)1,2.
Per il tumore al polmone continua ad esserci un significativo bisogno insoddisfatto di opzioni terapeutiche, in particolare rispetto al porsi come obiettivo specifiche caratteristiche del tumore come le alterazioni genetiche e i cambiamenti proteici. Per prevedere la probabilità che un paziente tragga beneficio da un trattamento mirato devono essere effettuati test sui biomarcatori.
Nel tumore al polmone, quindi, per comprendere l’importanza di questi ultimi, nonché le attuali best practice e i loro limiti, abbiamo parlato con il Prof. Matthias Scheffler, oncologo toracico dell’Ospedale Universitario di Colonia e con la Dott.ssa Anne-Marie Baird, Presidente dell’aAssociazione eEuropea Lung Cancer Europe (LuCE).
Il Prof. Matthias Scheffler svolge l’attività di oncologo presso il Lung Cancer Group di Colonia (LCGC) dell’Ospedale Universitario di Colonia ed è anche ricercatore presso il Network Genomic Medicine (NGM). Ha studiato medicina all’Università di Colonia, dove ha anche completato la sua tesi di dottorato. È a capo del consiglio sui tumori molecolari del Center for Integrated Oncology (CIO) Aachen Bonn Köln Düsseldorf.
Che cos’è il test sui biomarcatori e perché è importante?
Il test sui biomarcatori è un gruppo di test di laboratorio che ricerca specifiche molecole presenti in campioni di sangue, fluidi corporei e tessuti di un paziente3. I risultati dei test vengono riferiti ai medici in modo che questi possano pianificare il migliore protocollo terapeutico per i loro pazienti. Nel tumore al polmone, i biomarcatori sono spesso mutazioni driver, ovvero alterazioni genetiche che inducono le cellule a crescere senza controllo. Comuni mutazioni driver nel tumore al polmone sono: KRAS, EGFR, BRAF, ALK, MET, ROS-1, NTRK4.
Credo che tutti i pazienti con nuova diagnosi di neoplasia polmonare dovrebbero essere sottoposti a test sui biomarcatori. Per me, come clinico, è importante identificare il trattamento più appropriato per ciascuno dei miei pazienti; per prendere questa decisione è fondamentale conoscere lo status dei biomarcatori.
In che modo il test sui biomarcatori aiuta i medici a scegliere l’opzione terapeutica più appropriata per ciascun paziente?
I test sui biomarcatori possono aiutare medici e pazienti a comprendere meglio le caratteristiche dello specifico tumore polmonare nonché, potenzialmente, a personalizzare un piano di trattamento per aiutare il paziente a combattere la patologia nel modo più efficace3. La scelta della terapia più appropriata per il tumore al polmone dipende dal tipo e dallo stadio del tumore del paziente, nonché dalla sua salute generale5. Nel caso del tumore al polmone non a piccole cellule (NSCLC), ad esempio, circa il 40% dei pazienti riceve la diagnosi quando è allo stadio IV6. In questo gruppo di pazienti, la radioterapia non è raccomandata e si osservano benefici limitati (ad es. ridotti tassi di risposta, tempi di risposta più brevi, scarsa sopravvivenza globale) con i regimi chemioterapici, che sono rimasti invariati per molti anni, specialmente nei pazienti con tumore al polmone recidivato o diffuso7. Pertanto, dobbiamo continuare a ricercare e sviluppare altre opzioni di trattamento sistemico per i pazienti con neoplasia in fase avanzata. Terapie mirate rivolte a particolari mutazioni, così come diverse terapie immuno-oncologiche dirette contro proteine specifiche, si stanno dimostrando molto promettenti nell’aiutare ad affrontare l’attuale bisogno insoddisfatto nel tumore al polmone4.
Quale sarà il futuro dei test sui biomarcatori?
Man mano che emergono sempre più biomarcatori, i laboratori dovrebbero iniziare a optare per metodi in grado di valutarne diversi contemporaneamente in un unico test (noto come sequenziamento di nuova generazione). Ciò contribuirà a ridurre i costi, aumentare il numero di pazienti con test completi e ridurre la necessità di ripetere il test sul campione. Penso anche che continuerà a essere fondamentale che ci sia una buona comunicazione tra il patologo di laboratorio e il medico curante per garantire che i test giusti siano ordinati ed eseguiti rapidamente, così da ridurre il tempo di inizio di piani di cura personalizzati8,9,10.
La Dott.ssa Anne-Marie Baird, Bsc, PhD, è ricercatrice senior al Trinity College di Dublino ed è presidente di LuCE, un’organizzazione no profit che vuole dare voce alle persone colpite dal tumore al polmone in Europa.
Come valuterebbe l’attuale accesso ai test sui biomarcatori del tumore al polmone in Europa?
A seconda della tipologia di tumore polmonare, la disponibilità di test sui biomarcatori è fondamentale per selezionare l’opzione terapeutica più appropriata, ma l’accesso ai test differisce ampiamente tra i diversi Paesi europei e al loro interno. Attualmente vi è un basso livello di adozione di ampi panel test (sequenziamento di nuova generazione) e dell’uso di biopsie liquide, e in alcuni casi non è previsto il rimborso per i test sui biomarcatori. Ciò significa che molte persone colpite da neoplasia polmonare stanno ricevendo cure potenzialmente non ottimali.
Secondo lei, quali sono le maggiori barriere per i pazienti quando cercano di accedere ai test sui biomarcatori?
Ci sono una serie di barriere che incidono sui test, e queste possono variare da problemi relativi a infrastrutture e sistema sanitario fino a, più semplicemente, una mancanza di disponibilità. In alcuni casi, troviamo che anche dove il test è disponibile, potrebbe non essere utilizzato. È necessario che ci siano migliore conoscenza e consapevolezza sull’importanza dei test sui biomarcatori per determinare le caratteristiche del tumore e quindi aumentare le possibilità di accedere a una terapia mirata efficace. Questa esigenza non riguarda solo le persone colpite da questa malattia, ma anche i medici che la trattano. Il test sui biomarcatori nel tumore al polmone è uno spazio complesso e in rapida evoluzione, pertanto possono esserci difficoltà ad accedere a informazioni di qualità accurate e aggiornate, scritte in un linguaggio facilmente comprensibile. Avere accesso a tali informazioni aiuterà le persone a saperne di più sulla loro malattia e le aiuterà a prendere decisioni riguardo alla cura.
In merito alla cura, quali sono i maggiori bisogni dei malati di neoplasia polmonare?
I campi in cui permangono i bisogni insoddisfatti nell’area del tumore al polmone sono diversi e variano ampiamente in tutta Europa, dall’accesso inadeguato ai professionisti della salute, alla diagnostica, alle terapie e agli studi clinici. Uno degli obiettivi del trattamento è quello di prolungare la sopravvivenza, tuttavia ciò dovrebbe avere il minor impatto possibile sulla qualità di vita. Nel nostro più recente report LuCE abbiamo scoperto che il benessere emotivo del 77,2% dei caregiver e del 52,5% dei pazienti è stato influenzato negativamente11. Essere in grado di personalizzare i piani di trattamento per le persone, includendo le cure di supporto di cui hanno bisogno per massimizzare i risultati, è qualcosa per cui dovremmo lottare. In LuCE, ci impegniamo per il miglioramento di tutti gli aspetti dell’assistenza e vogliamo un futuro in cui posizione geografica o status socioeconomico non influiscano sui risultati ai quali un paziente potrebbe aspirare.
Garantire una diagnosi dettagliata del tumore al polmone all’inizio del percorso, attraverso i test sui biomarcatori, è fondamentale affinché medici e pazienti possano comprendere meglio le caratteristiche della patologia, nonché prendere decisioni informate e sviluppare un piano di cura personalizzato. In Amgen, ci impegniamo a offrire nuove promettenti terapie a pazienti con tumori complessi, per i quali permane un significativo bisogno insoddisfatto. Stiamo anche facendo il possibile per aiutare a garantire, a livello internazionale, che i test di alta qualità sui biomarcatori siano accessibili ai pazienti con tumore del polmone: per saperne di più su come stiamo supportando il sistema European Molecular Quality Network (EMQN) External Quality Assurance (EQA) clicca qui.
Riferimenti